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DISTINTIVITA' LOCALI: DALLE RADICI DELL'IDENTITA' |
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a cura dell'Assessore Gerardo Giordano Provincia di Salerno Assessorato allo Sviluppo e alla Programmazione Economica gerardogiordano@libero.it Nell'Italia dei Comuni parlare di identità locale è quasi naturale. Conoscere le radici della propria identità è invece, tutto un altro discorso. Sembra quasi naturale discettare di particolarità e diversità, soprattutto in quella parte dell’Italia minore che tanto ha dato alla crescita delle peculiarità locali, anche in termini di prosperità economica e crescita culturale. Difficile invece è parlare della nuova identità in un territorio, anche quando è meno vasto, laddove, ad una riflessione più accorta, sembrano emergere, non una ma mille identità, come prodotto di tante particolarità. E’ diventato un tema ricorrente come fare per recuperare le particolarità o meglio l’identità come valore. Tanto più quando occorre riorganizzare un sistema di valori che consenta di sostenere le ragioni locali senza scadere nel bieco municipalismo. Il problema emerge soprattutto quando la necessità di valorizzare peculiarità, vocazioni o tradizioni antiche e tipicità, impone la costruzione di una strategia in grado di orientare positivamente gli elementi di corredo di un micro sistema economico locale. Il tema delle identità locali è divenuto, perciò, sempre più stringente alla luce delle novità intervenute negli ultimi recenti scenari economici generali. Se il mercato globalizzato impone un adeguamento costante delle riflessioni necessarie per mantenere un ritmo adeguato alla competizione, dopo i drammatici eventi dell'11 settembre, emerge la necessità di nuovi livelli di approfondimento al rapporto tra specificità e globalità. In ogni caso la nuova situazione riporta, ancora più fortemente, l’attenzione sulla necessità di rafforzare la comprensione meno approssimata della propria realtà.E’ venuta imponendosi, con maggiore consapevolezza, l’idea che la capacità di conoscere le varie sfaccettature di una realtà territoriale (magari della propria realtà territoriale), renda più adeguata la possibilità di utilizzare le potenzialità e le vocazioni economico-culturali territoriali, per riproporli come elementi attrattivi ed attraenti. Il territorio al centro dell’interesse, dunque. Un territorio stimolatore, portatore di un modello peculiare di riferimento da cui derivano fantasie, produzioni, proposte, stili di vita. Un territorio come insieme di risorse e d’attività variegate, elementi particolari del suo concorso originale alla competizione globale. Un territorio da salvare, da valorizzare e da promuovere. Così l’identità, come segno appunto di identificazione territoriale e popolare, è stata progressivamente assunta come un elemento fondamentale del collante sociale delle comunità locali. Ad essa si è andato aggiungendo negli ultimissimi tempi, con una certa forza, un nuovo neologismo, la distintività, che a questa discussione fa realizzare un nuovo passo avanti. Il tema del recupero delle origini come elemento di salvaguardia e tutela delle radici e delle tradizioni locali è ben presente nelle riflessioni che sono andate sviluppandosi sul problema dell’identità o delle identità locali, e successivamente le distintività come elementi di riconoscimento e di ricostruzione delle culture, delle particolarità e delle storie locali. Esso è andato incrociandosi con i nuovi significati da dare al protagonismo dal basso, come strategia per valorizzare la realtà e lo sviluppo dei sistemi locali. Quelle comunità che più risentono degli effetti perversi della propria storia, cercano attraverso la rivisitazione e la riscoperta della loro vicenda umana e sociale, di ricollocarsi sulla scena economica e politica, ridefinendo la propria identità culturale. Il problema si è posto soprattutto in quelle comunità che, specie al sud del nostro Paese, hanno risentito in maniera accentuata dello spopolamento determinato dall’emigrazione verso altri continenti o dallo spostamento verso le aree urbane o verso le aree metropolitane del nord del nostro paese o dell’Europa. Oggi, poi, in relazione ai nuovi fenomeni d’immigrazione extracomunitaria che caratterizzano le nuove marginalità, oltre al bisogno di vivificare i piccoli centri meridionali, per superare abbandono e degrado, il tema riacquista ancora di più consistenza e vigore. Esso si sviluppa, particolarmente, in relazione al problema del confronto con altre culture e dell’accettazione delle diversità come elementi della tolleranza e del rispetto reciproco. Non meno rilevante è il rapporto che si è andato delineando nelle nuove strategie di programmazione basate sulla valorizzazione dei sistemi locali di sviluppo e dello sviluppo del lavoro. L’accentuazione, specie al sud, di numerosi episodi di programmazione negoziata: i patti territoriali ed i contratti d’area, specialmente, più che i contratti di programma, hanno costituito un nobile e straordinario tentativo di ridefinire e circoscrivere le necessarie opzioni di sviluppo per un determinato territorio circoscritto (l’area del patto). Tale operazione è stata resa possibile non solo dal bisogno di accentuare il consolidamento economico e sociale del territorio reso più urgente dalle vistose assenze dello Stato dopo l’abolizione dell’intervento straordinario. Ma anche dalla “scoperta” che le risorse locali e le vocazioni economiche preesistenti costituiscono già di per sé una potenzialità da valorizzare e da considerare come utile base di partenza per riorganizzare il territorio e ridefinirne le funzioni in ragione di un nuovo ruolo da assumere sui mercati interni ed esterni, nazionali ed internazionali. E’ in questo scenario che si è dispiegata l’esperienza del progetto LODIS (Local distintiveness strategies to provide Economic Competitiveness). Lodis è il logo di un progetto di cooperazione interregionale, cofinanziato dalla Divisione XI dell’Unione Europea nell’ambito del programma Recite II, finanziato a sua volta dall’articolo 10 del FESR (Fondo europeo di sviluppo regionale). Il progetto Lodis ci ha visti impegnati, come Assessorato allo sviluppo e programmazione della Provincia di Salerno, negli ultimi tre anni, per concorrere al recupero delle identità locali, dell’Agro nocerino-sarnese. Attraverso una metodologia di lavoro comune a tutti i partners coinvolti a livello nazionale e transnazionale, abbiamo cercato di individuare obiettivi di lavoro, e condividere strategie d’intervento, per quanto possibile e pur caratterizzando le differenze. Su queste due premesse si è sviluppata inoltre una metodologia di ricerca comune, necessaria per identificare strategie volte ad esaltare le distintività locali. Nella provincia di Salerno, la strategia del progetto è stata finalizzata ad incentivare la conoscenza per una fruizione più ampia del patrimonio culturale, monumentale, museale, archeologico e di accoglienza dell’Agro nocerino-sarnese, che, com’è noto, si presenta ricco di storia, cultura e di testimonianze. Questo consistente patrimonio non solo è stato sempre molto ignorato, ma non è stato mai individuato come una potenzialità al servizio dello sviluppo possibile dell’area. Cosicché una grande risorsa, virtualmente utile ad individuare un importante giacimento occupazionale, è rimasta praticamente inutilizzata ed inefficace non solo ai fini di uno sviluppo più armonico dell’Agro nocerino-sarnese, ma anche come una occasione perduta di crescita e sviluppo, specie dell’occupazione in un settore rimasto particolarmente marginale ed inutilizzato. Il bilancio di questa esperienza risulta molto positiva. Per questo abbiamo proposto alla Giunta provinciale, che ha poi deliberato positivamente, la possibilità di riverberare questa esperienza, sia pure con risorse proprie, nell’area dei comuni della Piana e della corona del Sele ove insistono problemi analoghi di sottovalutazione e sottoutilizzazione delle risorse e del patrimonio “culturale”. In tal modo, attraverso ricerche e indagini sul campo, si verranno a delineare progressivamente una pluralità di bisogni e di interventi necessari. Essi, costituiranno una vera e propria banca dati dei progetti utilizzabili ai fini dello sviluppo locale. Inoltre insieme alle reti ed ai contatti, realizzati con la promozione di un partenariato locale, potranno consentire la utilizzazione delle distintività individuate nell’ambito delle azioni di promozione che le istituzioni pubbliche e la imprenditoria privata, potrebbero avviare per rendere operante un’ulteriore importante risorsa da cui ripartire per la definizione di nuove funzioni economico-produttive su cui riorganizzare lo sviluppo integrato del territorio. |